domenica 10 settembre 2023

 Visite guidate in Liguria 


INFORMAZIONI:   guideliguria@gmail.com   339-4402668 (anche whatsapp)           

















INFORMAZIONI:   guideliguria@gmail.com   339-4402668 (anche whatsapp)           








INFORMAZIONI:   guideliguria@gmail.com   339-4402668 (anche whatsapp)           






INFORMAZIONI:   guideliguria@gmail.com   339-4402668 (anche whatsapp)           

SAVONA E PROVINCIA

 

 

SAVONA

 

Discreta, quasi schiva, Savona esce dagli schemi dei grandi itinerari, e si propone come una città tutta da scoprire; possiede infatti un ricco patrimonio architettonico, urbanistico, artistico e storico. Dietro un volto ottocentesco, con i lunghi portici rettilinei e le eleganti piazze dal sapore piemontese, si nasconde il borgo antico, affacciato sul suggestivo specchio di mare della vecchia darsena: sono i luoghi cantati con affetto e malinconia dal poeta dialettale Beppin da Cà.

 

Il nucleo primitivo di Savona, fondato sul colle costiero, venne raso al suolo tra il 1542 e il 1544 dalla Repubblica di Genova, per costruire al suo posto la possente fortezza del Priamàr. Sono ancora in corso gli scavi che hanno riportato alla luce i resti della chiesa dei Domenicani e dell’antica Cattedrale. Di quest’ultima il notaio Ottobono Giordano ci ha lasciato una descrizione risalente agli inizi del ‘500, ossia poco prima della demolizione; egli affermava di non aver mai visto una chiesa in posizione più felice: anche oggi i resti dell’abside a balconata, a precipizio sul mare, si affacciano su un vasto panorama verso l’orizzonte e le coste lontane. Attorno vi sono gli scavi archeologici delle Casacce, gli antichi oratori delle confraternite: ognuno era preceduto da un piccolo giardino, una sorta di hortus conclusus che costituiva un invito al raccoglimento. Nella fortezza, che fu trasformata in seguito in reclusorio, fu prigioniero Mazzini, che qui ideò la Giovine Italia (1830-31).

 

L’ascesa al pontificato del savonese Sisto IV (1471-1484) e successivamente del nipote Giulio II (1503-1513) permisero a Savona di affacciarsi alla ribalta della politica internazionale, e di vivere la stagione più intensa di tutta la sua storia, il “Rinascimento roveresco”. Vennero avviati i numerosi interventi edilizi che avrebbero cambiato il volto della città: la munificenza dei Papi della Rovere, segnando i tratti caratteristici della Roma monumentale, si riverberò anche su Savona.

 

Sisto IV, negli anni in cui a Roma  faceva costruire la Cappella Sistina, volle che a Savona venisse eretto un edificio per contenere il mausoleo dei suoi genitori. Nacque così la Cappella Sistina di Savona, edificata da maestranze lombarde nel 1481-83.

Ma il “momento di gloria” durò poco, e Savona, vinta da Genova nel 1528, precipitò nel declino e nel ristagno economico. Per costruire la fortezza del Priamar i genovesi rasero al suolo l’antico centro storico e la stessa Cattedrale; il vescovado si trasferì nella sede attuale, dove esisteva già dal ‘200 un convento di Francescani. I frati cedettero la loro chiesa (che sorgeva accanto alla Sistina, e fu demolita alla fine del ‘500 per realizzare l’attuale Cattedrale), e adattarono la Sistina a Chiesa conventuale. Ma la convivenza non era delle migliori; tra l’altro, data la vicinanza delle due absidi, i canti dei frati disturbavano le celebrazioni in Duomo.

Trasferitisi a Lavagnola, i Francescani continuarono ad occuparsi della Sistina, e, per quanto potevano le loro finanze, della sua manutenzione. Le condizioni della Cappella andarono peggiorando sensibilmente nei secoli, tanto da rendere improrogabili i restauri, promossi tra il 1761 ed il 1764 da Francesco Maria della Rovere, ultimo rampollo della nobile famiglia savonese. Poiché egli aveva gusti “moderni”, cambiò la costruzione quattrocentesca da severa cappella funeraria rinascimentale a fastosa chiesa rococò. Una trasformazione che alcuni “tradizionalisti” non avevano gradito: quel tripudio festoso e vivace di stucchi policromi a motivo floreale, che oggi vediamo in Sistina, era uno stile nato per abbellire i saloni delle ville di campagna dell’aristocrazia del tempo, e faceva da sfondo al clima un po’ frivolo e scanzonato che accompagnava i soggiorni “in villa” dei benestanti dell’epoca. Con una simile decorazione, secondo un testimone dell’epoca, la Cappella aveva perso irrimediabilmente “quel non so che di magnificenza sacra e divota” che la caratterizzava.

 

 

In Cattedrale (1589-1605) sono conservate molte opere d’arte provenienti dal distrutto Duomo sul Priamàr. Tra essi l’“esotico” fonte battesimale in marmo greco, che a lungo si ritenne ricavato da un enorme capitello di arte bizantina. Il coro ligneo della Cattedrale è stato da poco riportato all’antico splendore, dopo un restauro durato 18 mesi. Fu commissionato nell’anno 1500 dall’allora vescovo di Savona Giuliano della Rovere, poi asceso al soglio pontificio con il nome di Giulio II. Sulle tarsie lignee del coro, impreziosite da dettagli in argento e avorio, sono raffigurati la Gerusalemme Celeste ed il Creato (fiori, animali, oggetti, tra cui un particolare modello di clavicembalo che…all’epoca doveva essere ancora inventato!). Nell’attiguo Palazzo Vescovile sono conservati gli appartamenti, con gli arredi originari, occupati da Papa Pio VII, prigioniero di Napoleone a Savona tra il 1809 e il 1812.

 

Nel centro storico, raccolto attorno alla vecchia darsena, si innalzano torri, come la trecentesca Torretta dedicata a Leon Pancaldo, pilota di Magellano nel primo viaggio di circumnavigazione della terra (“Io son Pancaldo, savonese, che il mondo tutto rivoltai a tondo”). Durante la breve stagione del “Rinascimento roveresco” molte case a schiera medievali vennero accorpate per formare sontuose dimore signorili; ancora oggi nei carruggi su cui si affacciano si diffonde il profumo dei piatti tipici locali, come la farinata e la panissa. Anche il cardinal Della Rovere volle farsi costruire un nuovo palazzo nella città natale, e ne affidò il progetto al grande architetto Giuliano da Sangallo; nacque così un rarissimo esempio di architettura toscana trapiantata in Liguria (1495). 

Gli oratori delle Confraternite savonesi custodiscono le “casse”, i famosi gruppi lignei rappresentanti episodi della Passione, che vengono portati a spalla per le vie del centro la sera del Venerdì Santo.  Con il Concilio di Trento, infatti, le pubbliche flagellazioni di penitenza e le antiche rappresentazioni sacre –  che talvolta  “muovevano più a riso che a devotione” – vennero sostituite da queste casse processionali, in cui i gesti e gli sguardi dei personaggi sembrano fissati con una tecnica quasi fotografica e con una teatralità che ricorda i Sacri Monti piemontesi e lombardi.

L’Oratorio di Nostra Signora di Castello conserva una delle più importanti opere d’arte delle Liguria, il grandioso polittico di Vincenzo Foppa e Ludovico Brea (1487-1490), in cui si respira il tramonto della sensibilità medievale e l’affermazione dell’Umanesimo.

La Pinacoteca Civica ha  trovato degna collocazione nel sontuoso palazzo Gavotti; custodisce capolavori di G. Mazone, V. Foppa, D. Piola, e dei savonesi Guidobono, Brusco e Ratti; la crocifissione di Donato de’Bardi (prima metà del Quattrocento) è considerata un unicum nel panorama del Rinascimento, nonché uno dei più antichi dipinti italiani realizzati su tela.

La visita può concludersi in piazza Mameli, dove ogni giorno, alle ore 18, la campana inserita nel monumento ai Caduti  batte 21 rintocchi – come le lettere dell’alfabeto – per ricordare coloro che si immolarono per la Patria; una tradizione unica in Italia vuole che passanti e veicoli si arrestino e sostino in raccoglimento. 

A Savona, città natale di Papi che hanno vissuto un momento magico della storia dell’umanità, tra Quattrocento e Cinquecento si diradarono le ombre del tardo medioevo e si diffusero i bagliori dell’età moderna: fu la luce del Rinascimento, che forse lo stesso Giulio II contribuì ad accendere.

 

 

 

 

 

******************************************************************************

 

 

 

 

 

FINALE LIGURE, UN GIARDINO DI PIETRA

Finalborgo, il più interessante dei nuclei storici di Finale, era l’antico Burgus Finarii, fondato alla fine del XII sec. dai marchesi Del Carretto. Lo dominano dall’alto Castel San Giovanni e i resti di Castel Gavone, con l’imponente torre dei Diamanti. Le mura, i palazzi, le chiese lo rendono uno dei centri storici meglio conservati del savonese; da alcuni anni è entrato nel novero dei Borghi più belli d’Italia. Attraverso i Chiostri di Santa Caterina (fine ‘400)  con colonne e capitelli in pietra del Finale,  si può accedere al Museo archeologico: i reperti che vi sono esposti documentano la ricca storia e preistoria del finalese, e si compongono di esemplari che vanno dal Paleolitico inferiore al Medioevo. Dalla caverna delle Fate, sull’altopiano delle Manie, provengono testimonianze ossee neandertaliane e l’imponente scheletro di ursus spelaeus rimontato in una vetrina. Dalla grotta delle Arene Candide è stata riprodotta la sepoltura del Giovane Principe; si tratta di un ragazzo di 15-20 anni, vissuto 20.000 anni fa: un’inumazione che supera i confini del rito per entrare nella sfera del più intenso sentimento di religiosa pietà.

Il marchesato di Finale fu per secoli l’unico lembo di Liguria non controllato da Genova: per mantenere la sua indipendenza si appoggiò politicamente agli Sforza. Il campanile ottagonale (1463) di S. Biagio testimonia gli scambi anche culturali con la signoria milanese: impostato su una torre della cerchia muraria è ispirato al campanile di S. Gottardo in Corte a Milano. All’interno della chiesa la balaustra dell’altar maggiore è decorata a trompe-l’oeil con una finissima tovaglia eucaristica in marmo (1799). Fantasioso il pulpito in marmo (1765) che reca scolpiti i simboli degli Evangelisti. Tra i gioielli di Finalborgo vi è anche il Teatro Aycardi (1806), un’autentica “bomboniera” con tre ordini di palchi quasi in miniatura.

Tra le manifestazioni principali:

Palio delle Compagne Finalesi , manifestazione in costume medievale con il Trofeo Nazionale degli Sbandieratori.

Viaggio nel Medioevo  manifestazione in costume nella cornice del borgo medievale di Finalborgo premiata dalla Presidenza della Repubblica: per quattro sere giochi, spettacoli, antichi mestieri e attività culturali.

Salone dell'Enogastronomia.

 

Da Finalborgo , salendo lungo la panoramica Via Regina, si possono raggiungere Castel San Giovanni (1640 circa) e Castel Gavone, che, fino ai danni operati dai genovesi all’inizio del ‘700,  fu uno degli esempi più belli di architettura militare e residenziale in Liguria. E’ ancora integra la torre dei Diamanti (fine ‘400), rivestita con circa 1280 pietre bugnate lavorate ad una ad una dagli scalpellini dell’epoca. Molti materiali originari del castello, travature, pietre e colonne, furono reimpiegati per edificare chiese, portali e ville, nonchè i muretti a secco delle "fasce".

Da qui, in breve, si raggiunge la chiesa di S. Eusebio, in cui fu rinvenuta l’epigrafe funeraria del piccolo Lucius (362), una delle più antiche attestazioni datate della diffusione del cristianesimo nell’Italia settentrionale.

La passeggiata si può concludere presso la chiesa di  Nostra Signora di Loreto (o dei Cinque Campanili, 1489-93), che sorge a mezza costa, tra gli ulivi, e costituisce un prezioso episodio di architettura rinascimentale. All’esterno riproduce con fedeltà la milanese cappella Portinari in S. Eustorgio. La realizzazione della chiesa è attribuita ad Alfonso I Del Carretto e a sua moglie Peretta Cybo Usodimare in occasione del loro matrimonio

 

 

 

 

 

******************************************************************************

 

 

Finalmarina... la porta di Spagna

Nel ‘600 gli spagnoli  scelsero Finalmarina come scalo per la madrepatria,  tanto che  questo borgo ligure era conosciuto come la Porta della Spagna. Una delle più evidenti espressioni della potenza e del benessere acquisiti dalla Marina nel XVII secolo è la grandiosa basilica di S. Giovanni Battista, un vero trionfo di stucchi, marmi e decorazioni. Tradizionalmente - ma erroneamente - attribuita a Gian Lorenzo Bernini, è una delle più importanti chiese barocche della Liguria

L'Arco trionfale di Margherita  di Spagna, in Piazza Vittorio Emanuele, venne eretto nel 1666 in occasione del passaggio dell'Infanta di Spagna,  in viaggio per lo sposalizio con Leopoldo I d'Austria.

I ricchi palazzi della dominazione spagnola sfoggiano splendide facciate e  portali in ardesia.

Il Teatro (1868) con tre ordini di palchi e platea, è dedicato a Camillo Sivori, allievo di Niccolò Paganini.

La Pieve del Finale. Nei sotterranei della chiesa dei Cappuccini vi sono i resti di un altro importante edificio paleocristiano: la chiesa battesimale del V° secolo.

 

 

 

 

 

******************************************************************************

 

 

 

 

 

 

ESCURSIONI TREKKING ARCHEOLOGIA DA FINALBORGO

 

Il castrum di S. Antonino, la Rocca di Perti, Pianmarino.

Il castrum di S. Antonino (fine VI sec.) è un importante esempio di fortificazione  protobizantina e testimonia dei rapporti commerciali con varie aree del Mediterraneo. E' dominato dalla cappella protoromanica (X-XI secolo) di S. Antonino: la tradizione racconta che nella grotticella sotto la cripta viveva un oracolo cui ci si rivolgeva per avere notizie dei congiunti lontani. Un percorso ad anello consente di raggiungere la valle pensile di Montesordo e Pian Marino.

 

Il "Villaggio delle Anime"

Il  Villaggio delle Anime (Età del Ferro) si raggiunge inerpicandosi sulla sommità della Rocca di Perti,    ambiente prediletto da rocciatori e amanti del free climbing. Il percorso tocca valli sospese, grotte, doline e falesie, con rilevante interesse geologico. Lungo l'itinerario si potrà osservare la Campanula isophylla, specie protetta endemica del Finalese, e con un po'di fortuna si potrà incontrare la magnifica lucertola ocellata.

 

 

 

 

 

******************************************************************************

 

 

 

 

 

NEL MEDIOEVO TRA I CARUGGI DI NOLI …ANTICA  REPUBBLICA  MARINARA?

Ricordata da Dante nel IV canto del Purgatorio (“Vassi in Sanleo e discendesi in Noli…”) come luogo aspro e di non facile accesso, Noli  è nascosta tra due pieghe della montagna, tutta protesa verso il mare. Prima dell’apertura del tracciato attuale della via Aurelia, realizzato durante l’impero napoleonico, questo centro era raggiungibile solo via mare o scendendo per ripidi sentieri , come avviene ancora oggi a S. Fruttuoso, nel promontorio di Portofino.

La storia che si impara a scuola ricorda solo quattro Repubbliche Marinare, ma forse esse furono di più: Noli si ritiene tale, anche se non ebbe mai i fondaci necessari per esserlo a pieno titolo. Per gli aiuti prestati al Papato e alla Lega Lombarda ai tempi di Federico II, nel 1239 Noli divenne sede vescovile per volontà di Gregorio IX, e per circa sei secoli fu una delle diocesi più piccole d’Italia. Visiteremo l’antica Cattedrale di S. Paragorio, chiesa romanica costruita forse a metà del secolo XI sull’area di un precedente edificio paleocristiano. Si tratta di uno dei gioielli architettonici della Liguria, dichiarato Monumento Nazionale nel 1890. L’abside è decorata da 11 catini islamici (XI-XII sec.) che costituiscono forse il più antico esempio in assoluto di maioliche murate.

Dall’alto del monte Ursino (121 metri), dominano il paese le grandiose e  scenografiche rovine del Castello (iniziato nel sec. XI), di cui restano il “mastio” e l’alta torre circolare di avvistamento; due cortine di mura merlate (XIII sec.) scendono  sino ai dirupi sul mare e verso l’abitato. Si tratta del monumento difensivo meglio conservato di tutta la Liguria di Ponente.

Il centro storico, caratterizzato dalle numerose torri comunali (che in origine pare fossero addirittura 72!), conserva, in alcuni quartieri, quasi intatto il suo antico volto, con belle case del Duecento e del  Trecento; si tratta certamente di uno dei più interessanti insediamenti storici del ponente ligure.

 Noli diede i natali ad Antoniotto Usodimare, che nel 1456 scoprì le isole del Capo Verde; inoltre ospitò a lungo il filosofo Giordano Bruno, che qui svolgeva la professione di “maestro di grammatica e cosmografia”.

(E’ possibile organizzare, tra le 9.00 e le 12.00, un incontro con i pescatori di Noli, nella spiaggia di fronte al borgo antico; nella suggestiva cornice di barche e reti, sarà possibile conoscere i segreti della pesca e della vita del mare)

 

Sulla spiaggia, tra reti e barche, i pescatori di Noli ci sveleranno i segreti del loro lavoro e della vita del mare. I metodi differenti di pesca (Tremagli, palamiti, lampare…), le tipologie di reti in uso, la varietà del pescato secondo le tecniche differenti utilizzate (acciughe, pesce spada,…). La legislazione europea in merito alla pesca e le eccezioni accordate ai nolesi (la pesca dei Cicciarelli, presidio di Sloow food ). Curiosità e tradizioni (I guai combinati ai pescatori nolesi dalle murene e … dagli squali! -  Antichi curiosi metodi della pesca dei polipi…).U mâ u l’a u numme cun le”  : le insidie della vita del mare raccontate dai modellini marinari (ex-voto) appesi alle volte dell’Oratorio di sant’Anna (Cenno ai camalli e alle processioni dei cristezanti). La Crociata dei bambini.

             

 NEI  DINTORNI…

  Risalendo un impervio sentiero si possono raggiungere i resti dell’antica chiesetta romanica di S. Michele, posta sulla sommità della collina omonima.

Numerosi sentieri conducono sull’altopiano delle Manie (250 metri slm), una sorta di immenso giardino botanico ricco di flora e fauna mediterranea, con bellissimi panorami sul mare e sulla costa.

 

 

 

 

******************************************************************************

 

 

 

 

ALBENGA  ROMANA,  PALEOCRISTIANA,  MEDIEVALE

 

Fondata 2500 anni fa da una delle più potenti tribù del ponente ligure, Albenga fu un importante municipium romano e nel X secolo divenne capitale della Marca Arduinica. Il periodo di maggior vivacità economica e culturale iniziò nel XI secolo, quando la città divenne libero comune. Il suo centro storico, ricco di testimonianze artistico culturali di grande pregio, si rivela un vero e proprio museo all’aperto, per la ricchezza delle  architetture e dei monumenti che custodisce.

Il museo Navale Romano conserva i reperti recuperati dal relitto della più grande nave oneraria romana finora nota (lunga 60 metri e larga 9), naufragata ad un miglio circa dalla costa nel 180 a.C. Quest’imbarcazione, che viaggiava con un eccezionale carico di migliaia di anfore piene di vino, costituisce uno dei più importanti documenti dell’arte nautica di Roma antica. Nelle sale attigue è collocato il museo Preistorico, con reperti provenienti dalle grotte della Val Pennavaira, e una collezione di vasi da farmacia in ceramica di Savona e Albisola (XVI-XVIII sec.).

Il museo Civico Ingauno ha sede nel palazzo Vecchio del Comune (1387), con una loggia aperta a pianterreno ed una torre a bifore. Contiene epigrafi di epoca romana e bizantina, sculture e cimeli; attraverso i locali del museo si accede al Battistero, il principale monumento paleocristiano della Liguria (prima metà V sec.). All’interno il magnifico mosaico dedicato alla Trinità ed agli Apostoli (fine V sec.) è, con Ravenna, uno dei pochissimi in stile bizantino che rimangono nel Nord Italia.

Il suggestivo cuore antico della città, di intenso carattere medievale, conserva sette torri ed ha un impianto urbanistico che ricalca quello della romana Albingaunum. La Cattedrale, edificio di origini romaniche più volte rimaneggiato, conserva preziose sculture e un campanile tardogotico a bifore e trifore. Alle spalle, sulla raccolta piazzetta dei Leoni, ornata da tre leoni rinascimentali in pietra, prospettano le abitazioni medievali dei Costa.

Il museo Diocesano, nel palazzo Vescovile, possiede codici liturgici, arazzi, preziosi reliquiari, arredi sacri ed importanti dipinti, tra cui un S. Giovanni Battista di indiscusso spessore culturale, a lungo attribuito a Caravaggio, e una Decollazione di  Santa  Caterina (1606) olio su tela di Guido Reni.

La conoscenza di Albenga può essere arricchita dalla visita all’Esposizione  permanente “La Civiltà dell’ Olivo”, o da un’escursione lungo la Passeggiata Archeologica; quest’ultima interessa  un tratto della Via Julia Augusta (13 a.C.) che si sviluppa attorno a resti di monumenti funerari di età imperiale romana, con panorami sul mare e sull’isola Gallinaria.

 

 

 

 

******************************************************************************

 

 

 

 

 

 

 

VARIGOTTI…UN COVO DI SARACENI?

 

Amata per la sua quiete da molti esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo, Varigotti si compone di piccoli nuclei medievali abbarbicati tra ulivi e di un borgo “saraceno”, con variopinte case dai tetti a terrazza, affacciate direttamente sulla spiaggia.

Sul promontorio di Punta Crena l’imponente torre di vedetta e le tracce del castrum bizantino ci raccontano di una trascorsa grandezza.

Un sentiero che sale tra le “fasce” e i grovigli della macchia mediterranea raggiunge l’antica e silenziosa chiesa di S. Lorenzo: cenobio benedettino in un passato ormai remoto, fu parrocchia di Varigotti fino al 1585. Alta su uno sperone roccioso a dominio della baia dei Saraceni, San Lorenzo ricorda la lirica “Sere di Liguria”, dove  Vincenzo Cardarelli paragona le nostre chiese a “navi che stanno per salpare”. Tutto attorno, uno strapiombo vertiginoso di candide rocce, che si tingono di rosa alla luce del tramonto.

 

 Il toponimo di Varigotti da sempre ritenuto di difficile interpretazione può essere inquadrato nell’area linguistica ligure pre-latina, identificandovi un nome composto da una diffusa radice uara, indicante un “luogo umido” o più semplicemente “acqua profonda”, e cottis, nel suo significato originario di “roccia”: un’interpretazione che si adatta molto bene alle caratteristiche orografiche del sito.

 Sul promontorio di Varigotti è attestato un gran numero di frammenti di anfore cilindriche databili soprattutto tra VI e VII secolo, espressione di uno stretto collegamento con i centri di produzione da ricercarsi nella Tunisia e nelle province nordafricane. La riorganizzazione delle difese e del controllo della Liguria occidentale bizantina, attuata tra la seconda metà del VI e il VII secolo, risultò determinante nella definizione degli assetti del Finale: alla possente fortezza di Sant’Antonino, nell’entroterra di Perti, si associavano il nucleo religioso della Pieve del Finale e l’insediamento sul promontorio di Varigotti. Oltre alle fortificazioni bizantine l’area di punta Crena conobbe la realizzazione della cinta difensiva sommatale, tra XII e XIII secolo.

Una svolta importante avvenne nel 1341, quando il Comune di Albenga decise di fortificare con mura e torri l’abitato di Pogli, all’inizio della Valle Arroscia, dove detenevano diritti signorili i figli di Enrichetto Del Carretto. Giorgio Del Carretto, marchese di Finale, assunse le parti dei nipoti e intimò agli Albenganesi di demolire le nuove fortificazioni. Di fronte al loro diniego, Giorgio, radunato un esercito di circa ottomila uomini, abbatté le fortificazioni di Pogli e devastò la piana di Albenga, tagliando alberi e distruggendo vigne e campi. Ma la reazione del doge di Genova, Simon Boccanegra, fu immediata: i genovesi posero sotto il loro controllo l’intero Finale, distruggendo il castrum di Varigotti e interrandone l’imboccatura del porto. Amara fu la sorte di Giorgio del Carretto: fu imprigionato per cinque anni nel carcere della Malapaga, secondo le fonti detenuto in una gabbia di legno.

La questione del porto di Varigotti torna alla ribalta nel Seicento, quando il Finale diviene diretto possesso della corona di Spagna. Alla costruzione della via Beretta (1666) agile collegamento con le regioni padane ed i passi alpini, non corrispose la realizzazione di un adeguato impianto portuale. Il problema della costruzione di un nuovo porto nel Finale, dopo i primi tentativi rimasti senza seguito, fu affidato a varie commissioni che tra il 1630 e il 1672 si limitarono a produrre un’ingente documentazione. Si era ipotizzata la realizzazione di un grande porto a Varigotti, tagliando la dorsale alle spalle del promontorio di Punta Crena per edificare una grande fortezza e aprire un’ampia strada litoranea di collegamento con Finale. Gaspare Beretta presentò invece un progetto per realizzare un porto alla Caprazoppa. Ma non si approdò mai ad alcun risultato concreto.

 

Nella chiesa di San Lorenzo vecchio solo il lato nord conserva in vista un tratto di muratura medievale, mentre sono il frutto di riedificazioni tardo e post medievali il fianco sud (fine ‘500) e la zona absidale (inizio del ‘500). Alcune importanti modifiche ebbero luogo alla fine del ‘600, mentre un’altra considerevole fase edilizia fu realizzata a metà del XIX secolo. Fra i laterizi di reimpiego emerge la presenza di numerosi mattoni databili agli inizi del XV secolo: essi sembrano indicare la presenza di una significativa fase edilizia della chiesa, di cui però al momento non restano altre prove materiali. Accanto ai risultati ottenuti, l’evidenza archeologica ha prodotto alcuni quesiti insoluti: perché una fase costruttiva tanto imponente in un’epoca riconosciuta di declino per S. Lorenzo, che alla fine del XVI secolo perse anche la funzione di parrocchiale? E perché nel fronte sud (fine ‘500) vennero adottati elementi formali di gusto ancora pienamente medievali, come le monofore e gli stretti portali ad arco? Solo un’adeguata indagine storica potrà permettere di individuare le ragioni, molto probabilmente di carattere simbolico, che sono alla base di questa scelta di elementi arcaici a imitazione del romanico, realizzati però con materiali e tecniche costruttive già rinascimentali.  

 

 

 

******************************************************************************

 

 

 

 

 

IL SANTUARIO  DI  SAVONA        Percorrendo la strada che da Savona conduce al Santuario si incontrano nove cappelle votive (1623) che si rifanno, in chiave del tutto originale, alla concezione architettonica dei Sacri Monti. Tutto attorno cresce il Nemus Saonense, la foresta di Savona, che contribuisce a rendere questa provincia la più boscosa d’Italia. Il Santuario, eretto negli anni immediatamente successivi all’apparizione della Madonna della Misericordia (18 marzo 1536), conserva la Natività di Maria (1613), ritenuta il capolavoro del pittore romano Orazio Borgianni, ed opere del Domenichino e di Bernini. Per secoli fu uno dei santuari più venerati d’Italia, e venne arricchito da prestigiose donazioni, oggetti liturgici in oro e argento, gioielli, ex-voto. Quel che resta dell’ingente Tesoro, impoverito dalle guerre e dalle spoliazioni napoleoniche, è conservato nel vicino Museo. Tra i pezzi più importanti vi sono preziosi paramenti noti a livello internazionale. Si tratta di vesti liturgiche settecentesche realizzate con tessuti concepiti per un uso nel campo dell’abbigliamento femminile, donati alla chiesa da nobildonne dell’epoca: i più significativi, in stile bizarre, sono decorati con curiosi motivi di strumenti musicali deformati, fiori, frutta ed animali esotici , e rappresentano un’autentica rarità nel campo degli abiti ecclesiastici.

 

 

 

******************************************************************************

 

 

 

ALBISOLA. L’ ARTE DELLA CERAMICA       Ad Albisola la produzione della ceramica, iniziata alla fine del XV secolo, ha soddisfatto qualsiasi esigenza: dalle terrecotte di minor costo, alle raffinate maioliche per le classi sociali più elevate, fino ai bellissimi vasi per farmacia nello stile bianco-blu o antico Savona (Museo Manlio Trucco). Un importante committente fu il clero (Parrocchiale di Albissola Marina: pala della Natività, realizzata nel 1576 in piastrelle dalla vivace policromia); ma anche i nobili non furono da meno: le splendide ville settecentesche , come villa Faraggiana, contengono raffinate opere in ceramica. Nell’ambito dell’artigianato ligure la produzione della ceramica trova dunque ad ALBISOLA la sua culla, a partire dal sec XV. Ancora oggi le sapienti mani dei più esperti maestri plasmano l’argilla e la decorano con grazia ed eleganza. Nel XX secolo Albisola conquistò il ruolo di “capitale della ceramica”: negli anni Trenta e nel secondo dopoguerra vennero a lavorarvi artisti di fama internazionale, come  artinetti,  Martini, Messina,  Manzù,  Fontana,  Jorn,  Sassu,  Luzzati ( Museo Mazzotti, Passeggiata degli Artisti).

Albisola, citata negli itinerari romani con il nome di Alba Docilia, conserva infine importanti resti di una villa romana e  reperti archeologici di epoca imperiale.

(E’ possibile visitare un laboratorio artigianale, osservando il lavoro del ceramista al tornio e la decorazione a mano delle ceramiche. E’ possibile altresì visitare la Scuola di Ceramica di Albisola, dove, con sovrapprezzo, è possibile cimentarsi, sotto la guida di un’insegnante, nella lavorazione dell’argilla e nella produzione di ceramiche).

 

 

******************************************************************************

VADO  LIGURE     Vado Ligure corrisponde all’antica Vada Sabatia, importante municipio romano sviluppatosi nel II secolo a.C.  Il Museo Civico di Villa Groppallo ospita una vasta rassegna di pitture e sculture improntate al realismo figurativo a sfondo sociale del secondo dopoguerra, e documenta l’attività vadese di Arturo Martini, unanimemente ritenuto uno dei più grandi scultori italiani del Novecento.

        

 

 

******************************************************************************

SASSELLO

Sassello sorge in mezzo ai contrafforti appenninici ed ha una storia molto antica. Opere di importanti artisti, come Maragliano e  Carlone, sono conservate nelle sue chiese. Il Museo Perrando ospita una collezione di dipinti di scuola genovese, antiche ceramiche e mobili d’epoca.

Il paese ha una specialità gastronomica ormai celebre nel mondo: gli amaretti di Sassello, nati a metà dell’Ottocento grazie all’intuito di una casalinga. Nei giorni feriali è possibile visitare una delle  fabbriche produttrici. In paese è sempre possibile una degustazione gratuita degli amaretti, come anche dei liquori prodotti in una distilleria locale.

Itinerario: P.zza S. Rocco, Distilleria, Via Badano, Chiesa S. Trinità, centro storico, Museo Perrando, Chiesa della Concezione, Amaretti del Sassello (negozio o fabbrica).

 

 

 

 

******************************************************************************

 

CASTELVECCHIO DI ROCCA BARBENA : IL FASCINO SENZA TEMPO DELL’ENTROTERRA LIGURE

I vicoli stretti e tortuosi, le case in pietra grigio-bruna dai tetti a terrazza caratterizzano Castelvecchio di Rocca Barbena, un borgo murato rimasto pressoché intatto dal Medioevo, con un impianto circolare che si svolge attorno ai dirupi della rocca su cui è avvinghiato il Castello.

Escursione lungo il sentiero di Ilaria (necessario abbigliamento sportivo, cappellino): tra Castelvecchio e Zuccarello un sentiero ricco di essenze sempreverdi della macchia mediterranea raggiunge i ruderi del Castello dei marchesi Del Carretto, in posizione dominante sulla Val Neva. Qui trascorse la sua infanzia dorata  Ilaria Del Carretto. Sposatasi con Paolo Guinigi signore di Lucca, Ilaria morì di parto nel 1405, a soli 26 anni. La sua bellezza rifulge ancora nel Duomo della città toscana, immortalata nel celebre monumento funebre di Jacopo della Quercia.

 

 

******************************************************************************

 

 

 

 ZUCCARELLO . Fondato nel 1248, Zuccarello conserva nel suo impianto lineare, nei resti delle mura, delle torri e delle porte d’accesso, l’ aspetto di borgo fortificato, assunto per la sua posizione strategica. Il ponte medievale a schiena d’asino è tra i più interessanti della Liguria di ponente. Un sentiero ricco di essenze sempreverdi della macchia mediterranea raggiunge i ruderi del Castello dei marchesi Del Carretto, in posizione dominante su Zuccarello e sulla Val Neva. Qui trascorse la sua infanzia dorata  Ilaria Del Carretto. Sposatasi con Paolo Giunigi signore di Lucca, Ilaria morì di parto nel 1405, a soli 26 anni. La sua bellezza rifulge ancora nel Duomo della città toscana, immortalata nel celebre monumento funebre di Jacopo della Quercia.

 

 

******************************************************************************

 

ALASSIO   Nei pressi del  “budello” di Alassio , l’animata stradina  che corre parallela alla spiaggia tra case del ‘500 e del ‘600, si trova Palazzo Morteo. In esso è stata inaugurata da pochi mesi una Pinacoteca comprendente 22 opere di Carlo Levi, l’autore di Cristo si è fermato a Eboli, realizzate durante i suoi soggiorni in Riviera.

 

 

 

******************************************************************************

 

 

TOIRANO    Possibile visita delle Grotte di Toirano, del  centro storico, e del Museo Etnografico della Val Varatella. Il museo espone documenti relativi alle attività praticate nella vallata, con particolare riguardo all’olivicultura e alla produzione dell’olio. Inoltre presenta sezioni riguardanti la fienagione, la lavorazione dei cereali, i laboratori artigiani del falegname, del bottaio, del fabbro ferraio, del maniscalco. Nel complesso si tratta di circa 2000 oggetti, tutti reperiti in loco, donati dalla popolazione. Il percorso comprende anche il cortile, adibito a piccolo orto botanico.

 

 

******************************************************************************

 

 

BORGIO VEREZZI E LE GROTTE DI VALDEMINO

Giochi d'acqua e calcare hanno creato un labirinto sotterraneo; le grotte di Borgio vantano di essere le più colorate d'Italia: bianco, giallo, rosso, in mille diverse sfumature, si specchiano nelle acque dei numerosi laghetti interni. Usciti dalle grotte, il sentiero natura ci conduce attraverso la macchia mediterranea alla frazione di Verezzi sulla collina, recentemente accolta nel novero dei " Borghi piú belli d'Italia", nonché sede di un rinomato festival teatrale.

 

 

 

******************************************************************************

 

 

COME FUNZIONA UN FRANTOIO?  “I nostri monumenti non sono nelle piazze delle nostre città, sono le nostre fasce” affermava il poeta ligure G. Boine. Molte fasce sono popolate da un mare argenteo di ulivi secolari.  Un frantoiano ci illustrerà le  caratteristiche dell’ulivo – pianta  simbolo della cultura mediterranea – , le tecniche di coltivazione e di raccolta. (con  degustazione).

 

 

 INFORMAZIONI:   guideliguria@gmail.com   339-4402668 (anche whatsapp)